Ci sono delle leggende intorno a Castel Doria; specialmente quella dell’ultimo principe.
La leggenda dice che un condotto sotteraneo conduceva al castello alla chiesa di San Giovanni di Viddacuia (Viddalba), sita all’altra riva del Coghinas,e questo sotterraneo i Doria lo avessero scavato per recarsi alla messa nei giorni di festa.
I Galluresi dicono che l’ultimo principe si chiamasse Andrea Doria, e nel 1527 riacquistò i possidimenti occupati dagli Spagnoli.
Mentre il principe passava l’inverno nel castello, una dama, moglie o figlia forse di un cavaliere al servizio dei Doria, si innamorò perdutamente di Andrea. Ma per quante appassionate dichiarazioni ella gli facesse, egli non la volle sentire mai, anzi una volta infastidito dell’amor suo, la respinse rudemente, minacciando di espellerla dal castello se non lo lasciava in pace.
Arsa dall’amore e dall’odio, dall’umiliazione subita, la dama invocò l’aiuto di una famosa maga che dall’alto delle rocce desolate dominava le due isole vicine, con le sue magie e i suoi incantesimi.
– Madonna – rispose la maga
– Io non posso fare nulla per voi. Il cavaliere è devoto a San
Giovanni che lo preserva dagli incantesimi d’amore. Nessun filtro e nessuna magia può influire nel suo cuore…però Madonna, io posso mettervi in contatto con qualcuno che ne può più di me. –
La dama acconsentì; la maga la pose in corrispondenza col demonio, e il demonio in cambio della sua nobile anima, le diede la potenza di trasformarsi, di fare malefici e stregonerie.
Invasa dallo spirito infernale la dama innamorata tentò ancora, in ogni modo, di averer l’amore di Andrea Doria: ma San Giovanni preservava il cavaliere dagli amori colpevoli, vane riuscirono le ultime lusinghe di lei.
Cosi l’amore si trasformò in odio e la dama si diede tutta al male e alla perversità. Un giorno tramutò il suo volto in quello di una vecchia, si vesti da maga e si introdusse nel sotterraneo che conduceva dal castello alla chiesa.
Mentre Doria si stava recando alla messa, con qualche cavaliere al seguito, la maga lo fermò e gli disse:
– Nobile Messere, mi ha mandato a te San Giovanni di Viddacuia, per dirti ; bada, ti sovrasta una grande disgrazia! Il giorno che vedrai i campi del Coghinas ricoperti di cavalli e cavalieri verdi, quel giorno il tuo castello sarà espugnato e tu con la tua corte sarete appiccati per la gola su gli spalti del Castel Doria! –
Detto ciò la dama spari. Con quale stupore e paura invadesse l’animo dei cavalieri a tale arcana profezia.
Andrea Doria, fu colto da una grande malinconia, ma si fece animo, fortificò il castello e attese, sicuro di non lasciarsi vincere. Mandò le chiavi del sotterraneo, che racchiudeva i tesori, a sua sorella che viveva a Genova,e, fidente in Dio e in San Giovanni, aspettò.
Venuto il mese di maggio, i campi del Coghinas erano coperti di asfodelo e di fieno altissimo, ella compi la sua magia. In una notte trasformò tutti i fusti dell’asfodelo e i flessuosi gambi del fieno in tanti cavalli verdi, montati da guerrieri armati di scudi e di lance verdi, vestiti da tuniche e da corazze verdi.
Quando all’alba Andrea Doria scese sui bastioni per aspirare la fresca brezza dell’aurora floreale, impallidi.
Egli vedeva il suo castello assediato da quell’armata verde, immensa, che si perdeva nell’orizzonte, e sentiva che questo immane e misterioso nemico, venuto all’improvviso da terre ignote, avrebbe invaso e debellato il suo forte.
E la terribile profezia della maga gli tornava in mente: << Sarai appiccato per la gola su gli spalti di Castel Doria.>>
Mai! Prima sarebbe morto per mano sua! E infatti, vista la verde armata avanzarsi sempre più numerosa e minacciosa, il prode Doria si precipitò dal bastione e mori sfracellato sulle rocce sottostanti.
Lui morto e l’esercito verde spari, e tornò l’asfodelo e il fieno nei campi del Coghinas.
E nella fresca serenità della azzurra mattina echeggiò una risata diabolica, una triste risata di un anima dannata.
Era la dama-maga che dall’alto del suo ballatoio aveva veduto compiersi la vendetta!
(Grazia Deledda).